INTERVISTA NON-INTERVISTA A ROBERTO EMANUELLI
Non ci posso credere! L’ho fatto davvero!
Ho rinunciato a un weekend a Capri con mia
cugina per la presentazione di un libro.
Primo segnale che una passione prende il
sopravvento su di te: non riesci proprio a dire di no!
Cosi eccomi qui, in un sabato qualunque di
settembre. Che poi questa cosa del “qualunque” è seriamente da rivedere.
Non esistono i giorni “qualunque”, in
quanto nessun giorno sarà mai uguale all’altro.
Infatti non è stato un sabato qualunque. Non
ho nemmeno incontrato uno scrittore qualunque. E per finire potevo mica fare un’intervista
qualunque? Impossibile!
Così sono felice di presentarvi una “non-intervista”,
che una formale intervista con Roberto Emanuelli sarebbe andata totalmente in
antitesi col suo personaggio così semplice e alla mano. Credo che definirlo una
persona “formale” sarebbe davvero un’offesa bella e buona.
Molte di voi lo conosceranno per i link
sviluppati sulle sue bellissime frasi in circolazione su facebook. Io stessa
rimasi colpita da una di esse; quella che più di tutte mi è rimasta; quella che
una delle mie più care amiche si è persino tatuata sulla pelle: “Siamo solo per
pochi”. Molto pochi, pochissimi, aggiungerei.
Pensiero che sento mio, che interpreto a
modo mio. Che condivido appieno e che tatuerò sulla mia pelle, un giorno di
questi.
Pensai che “Siamo solo per pochi” fosse un
libro. Lo cercai. E quando compresi che non lo era ci rimasi un po’ male,
perché io quel pensiero lo volevo sviluppato. Così. Nero su bianco.
Ed eccolo qua! Il pensiero di Roberto
Emanuelli: “Davanti agli occhi”.
Entro in quella stanza e lo incontro. E’
più alto di come me lo aspettavo, il viso pulito, vero, di chi guardi per la
prima volta e gli affideresti la tua anima.
Si inizia a parlare del libro.
Partiamo dalla copertina: un libro azzurro
cielo, intervallato da delle nuvole bianche che ricordano lo zucchero filato e,
adagiata su di esse, una barchetta di carta bianca, ma “pasticciata” di mille
colori.
Io il perché di questa scelta ve le devo
riportare con le sue parole, perché le mie potrebbero ridurne il senso:
“La barchetta di carta è qualcosa a metà tra sogno e realtà. È
sospesa nel cielo, vola, infrange le regole, disattende dinamiche
precostituite. La barchetta è la metafora dell’uomo che stacca i piedi da terra
per amore, mentre a occhi chiusi bacia la donna che ama. La barchetta
rappresenta un modo per perdersi e ritrovarsi nel posto giusto, che poi il
posto “giusto”, è semplicemente quello più vicino al nostro cuore. La barchetta
è il viaggio verso e dentro noi stessi.”
La storia è quella di Luca, broker
assicurativo con una forte vocazione letteraria alla quale ha rinunciato per
seguire una via più sicura e meno rischiosa, non senza sofferenza. È mentre
lotta contro la sua stessa natura che arriva Mary a sconvolgergli la vita….
Non vi dirò nient’altro sul libro,
perché mercoledi prossimo pubblicherò la recensione: voglio tenere per me ancora tante
sorprese da svelarvi quel giorno, se non vi dispiace..:-)
Anticipo solo
che è un romanzo che “acchiappa” , non dalla prima pagina, ma dalla prima riga.
Anzi, dalla “prefazione”.
Dopo la
presentazione ci spostiamo per un aperitivo. Buffet trasformato praticamente in
cena, prenotato in uno splendido locale di Cagliari: “I 7 Vizi”.
Dimentico
tutto in macchina: cartelletta, penna, domande precostituite. E davanti a un
bicchiere di vino rosso (io continuo a preferire il bianco ma quest’uomo un
difetto lo doveva pur avere!), spaziamo su argomenti di qualsiasi genere.
Cosi salta fuori
che gli piace il vino rosso (accidenti), il suo piatto preferito è la “fettina
panata” con rigorosamente una sola passata nell’uovo e che non segue il calcio
(ecco l’altro difetto, dal Vangelo secondo Simona).
Alla mia
domanda:” cosa porteresti con te su un’isola deserta se potessi scegliere solo
tre oggetti?” mi sento rispondere :
“un blocco
gigantesco e infinito di fogli bianchi; penne; un oggetto qualunque che ricordi
la mia famiglia..”
Chissà perché, ma avevo intuito che a carta e penna non avrebbe mai e
poi mai rinunciato…;-)
Penso a quella barchetta, attraccata tra le nuvole, ai sogni che si
realizzano, e mi viene la curiosità di sapere se ci sia un sogno particolare
nella sua vita ancora da realizzare:
“il mio sogno era
ed è quello di aderire quanto più possibile alla mia reale natura. Voglio
“solo” essere me stesso, pare banale ma non lo è. Sono a metà strada, la
scrittura mi salverà la vita”.
Ha una risposta a tutto. Ne approfitto, gli faccio una domanda che mi
pongo da sempre ma alla quale non ho mai saputo dare una risposta: “Spiegami
l’amore in poche parole…”
La risposta mi fa venire i brividi: è quella giusta. Quella che pensi:
”Cavolo, è esattamente così!” Quella che da oggi in poi mi verrà in mente ogni
qualvolta quella domanda riaffiorerà nella mia testa:
“Hai presente
quando per anni c’è stato un muro tra il tuo cuore e il resto del mondo? Ecco,
l’amore è il momento esatto in cui senti ‘crac’ ”.
Dopo questo sono ancora più convinta che sia valsa ben la pena di rinunciare
a Capri, altrochè!
Non perdetemi di vista, perché
mercoledì vi farò una recensione che, se ancora non avrete comprato il
libro, lo comprerete per forza… Baci. Buon weekend a tutti…
P.s. Roberto Emanuelli, rispetto il tuo essere calcisticamente “ateo”, ma essendo a Cagliari,
l’intervista (se ancora non te ne fossi accorto) andava riportata in rosso-blù
…
Aspettiamo con ansia il
prossimo libro: “E allora baciami”, che pubblicherà la Rizzoli il prossimo anno, per il momento grazie di tutto.
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