Questa settimana ero un po’ nostalgica, cosi sono tornata dove la mia avventura nel mondo delle recensioni è cominciata: a Parigi, sulla mia amata Rive Gauche! Lo so, sono monotematica, ma sono sempre stata fedele. Faccio dei giri immensi, ma per tornare sempre a ciò che amo, sono fatta così. Grazie a questo libro capirete il perché del mio amore per Parigi...
"LA FELICITA' DELLE PICCOLE COSE" DI CAROLINE VERMALLE
(FELTRINELLI)
Avevo quasi 18 anni
ed ero al primo anno di Università quando incontrai lui. Era il mio docente di
Letteratura Francese. Si chiamava Ubaldo Floris (giusto perché sappiate che
persone cosi illuminanti non sono sempre frutto della fantasia). A pelle lo trovavo scontroso. Infatti il primo
scambio di idee tra di noi si tramutò in uno scontro verbale. Avrebbe dovuto
essermi antipatico per come mi trattò, invece le sue idee, la sua profonda
conoscenza di quel meraviglioso mondo che è la letteratura francese e la
sua immensa passione mi
affascinavano.
Come primo esame mi sarei aspettata delle lezioni su
scrittori importanti: Hugo, Baudelaire, Proust etc.., invece non fu così.
Ci presentò un corso monografico sull’Impressionismo e su
Paul Gauguin. Nella mia ignoranza, mi chiesi che attinenza avesse la pittura con la letteratura.
Alla fine del corso avevo capito tante cose. Che tutta
l’arte racconta. Che un libro può dipingerci un mondo. Che un dipinto può
raccontarci una storia. Che amo da impazzire il mondo dell’arte, e soprattutto
che amo guardarlo “du cotè de la rive gauche”.
Scusate la premessa forse lunga (sono una logorroica per
natura), ma questo libro oltre ad essere ambientato a Parigi, parla di un uomo
che ama l’Impressionismo come me e che, seguendolo attraverso un magico rebus,
troverà probabilmente quella felicità
alla quale aveva rinunciato sin da bambino.
Lui è Frédéric Solis, avvocato di successo. Potrebbe avere
tutto dalla vita. Invece possiede tutto ma ha rinunciato alla cosa più
importante: la famiglia. Tutto ciò per non essere andato a fondo di un dolore
vissuto da piccolo: l’ improvvisa scomparsa del padre. Cosi pensa che donne
bellissime, soldi e la sua passione per le opere d’arte impressioniste possano
bastare.
“Fu tentato di sfiorare la tela con le dita, ma la sua mano si bloccò a mezz’aria come un aquilone contro lo spicchio di cielo che un uomo aveva osservato in un giorno d’inverno di centocinquant’anni prima. Ora quel cielo apparteneva solo a Frédéric. E poi la figura scura, che percorreva un sentiero di campagna coperto di fango e ghiaccio. Frédéric era affascinato soprattutto dalle impronte. Da nessun’altra parte i passi degli uomini si vedono meglio che sulla neve. Da quel momento le orme dello sconosciuto avrebbero riempito di vita le sue pareti e i suoi risvegli –resi eterni dalla mano di un artista.”
Lei invece è Pétronille, figura romantica e idealista del
romanzo e assistente personale di Frédéric.
“L’immagine della Tour Eiffel le dava sempre un brivido lungo la schiena. No, non era un brivido, piuttosto un leggerissimo soffio, il battito d’ali di un uccello che si alza in volo. E contemporaneamente balenava il ricordo improvviso di un istante passeggero: la felicità delle piccole cose. Se avesse potuto, Pétronille ne avrebbe riempito una bottiglia e l’avrebbe conservata a casa sua, laggiù, in una delle centinaia di strade buie che attraversavano la città, dove dalla finestra si vedevano solo altre finestre”.
All’improvviso, in un bellissimo e intrigante gioco di rebus
e caccia al tesoro, seguendo una misteriosa mappa ricevuta in eredità da un
senzatetto-poeta, l’autrice ci guiderà alla scoperta di un mondo nuovo.
Quattro biglietti nella scatola di un’eredità: uno per
salire su un treno in un giorno preciso, uno per una gita in barca, uno per
entrare al giardino di Giverny (giardino di Claude Monet) e uno per visitare il
Musée d’Orsay (dov’è la più grande collezione al mondo dedicata
all’Impressionismo) . Dietro ognuno di essi un messaggio poetico, a primo
impatto indecifrabile. Come resistere alla tentazione di arrivare alla
soluzione?
Frédéric seguirà gli “indizi”. Attorno a lui un
caleidoscopio di personaggi: da Petronille, la sua assistente personale (figura
fondamentale nella ricerca della felicità nelle piccole cose), alla figura poetica
di Fabrice Nile, a Jamel. Tutte figure intense, poetiche, profonde. Persone
vere.
“Al mondo siamo in sette miliardi,
eppure, per una sorta di miracolo, basta una voce, un cuore, un certo modo di
vedere le cose per illuminare tutto di
colpo. Ho conosciuto alcune persone speciali che brillavano persino quando
nessuno le vedeva”.
In questo libro nulla viene lasciato al caso: tutto
raggiunge la sua logica. Tutto si
ricongiunge nei tempi giusti e con la giusta suspence. Attorniato da quell’alone
magico ed elegante che solo la Francia può dare, il lettore non vedrà
l’ora di arrivare alla fine.
Un unico punto nero: quando si arriva alla fine, viene
voglia di partire alla ricerca di un nuovo “tesoro”.
Chiediamo alla Vermalle una nuova mappa?
Sarebbe un pantalone. Uno di quelli strapieni di tasche. Uno
di quelli in cui, ogni volta che li indossi, infili le mani e trovi qualcosa
che non ricordavi di avere. E rimani stupito. Ah ecco! Proprio quelle piccole
sorprese, che in sé non sembrano importanti,
ma che, se osservate meglio, ci ricordano di esistere.
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
Qualche notizia sull'autrice:
Caroline Vermalle (Piccardia, 1973) è figlia di un pilota di caccia e di una bibliofila. Appassionata di viaggi, cinema e avventura, ha studiato scienze cinematografiche e ha prodotto documentari per la Bbc a Londra. Nel 2007 è tornata in Francia e, dopo aver girato il mondo per quasi un anno insieme alla famiglia, si è stabilita a Vendée, di fronte all’oceano Atlantico, per dedicarsi interamente alla scrittura. I suoi romanzi sono stati tradotti con successo in Germania e in Spagna. Feltrinelli ha pubblicato La felicità delle piccole cose (2014) e Due biglietti per la felicità (2015).
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