Titolo: IL PRIMO CAFFE’DEL MATTINO
Autrice: Diego Galdino
Casa Editrice: Sperling & Kupfer -
Pagine: 263
Massimo ha poco più di
trent’anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma e non si è
mai innamorato davvero. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a
ripetersi.
Fino al giorno in cui una ragazza con le le
lentigini, gli occhi verdi e l’aria
sperduta di una turista straniera entra improvvisamente nel bar, e Massimo
rimane folgorato. Il problema è che non riesce a farsi capire in nessuna
lingua, e nel giro di cinque minuti lei se ne va spazientita, lasciandolo con
qualcosa di molto simile a un cuore spezzato. Ma tornerà presto, perché un
segreto inconfessabile la lega proprio al bar di Massimo. Che potrà così
corteggiarla con le armi che conosce meglio:caffè, cappuccini e il fascino di
Roma.
Il libro inizia
con un funerale: quello della Signora Maria, storica avventrice del bar Tiberi,
di proprietà di Massimo, trentenne romano e protagonista di questo romanzo . Il
fatto che tutto parta proprio da qua, ci svela anticipatamente l’importanza
primaria dell’estinta ai fini del racconto.
Perché se il
destino è scritto, il destino in questo caso, porta proprio la firma della
Signora Maria su un testamento che cambierà le vite dei due protagonisti.
Al funerale si
staglieranno via via tutte le figure che
ruotano intorno al Bar del protagonista, riconosciuti curiosamente non per il
loro carattere, ma in base al tipo di caffè “solito” da loro consumato: ad
esempio Tonino il meccanico (caffè lungo), Lino (caffè al ginseng), Rina la
fioraia (caffè al vetro con bicchiere d’acqua). Ho trovato questo metodo di presentazione dei
personaggi simpaticamente efficace; ci porta a conoscerli come se in quel bar
il caffè lo prendessimo ogni mattina anche noi!
Poi arriva lei, Genevieve,
ragazza francese legata misteriosamente
alla Signora Maria. Massimo, che non si
è mai innamorato in vita sua, ma che nemmeno ha mai sentito tale bisogno, s’
innamora a prima vista di lei, del suo essere misteriosa, spaventata da un
paese che non è il suo e totalmente inarrivabile, viste le difficoltà di
dialogo.
“Successe quel mattino. Il suo arrivo non fu
un fulmine a ciel sereno. Ma non si può nemmeno dire che ci sia stato il tempo di prepararsi. Diciamo che fu
come una nevicata quando la guardi con il naso all’insù: i fiocchi sembrano
danzare a mezz’aria indecisi sul da farsi e riempiono il cielo come fossero
sospesi, ma in realtà ti arrivano addosso velocissimi e se non ci stai attento
ti sommergono e ti entrano nel colletto.”
Devo dire che all’inizio ho faticato un
po’ a tenere il ritmo del libro in
quanto la quasi totale mancanza di dialogo tra i due protagonisti e la
conseguente suspense creata dal bisogno di vedere al più presto un risvolto
positivo della vicenda, crea un fastidio non indifferente pari quasi a quella
di quando una situazione del genere ci si ritrova a viverla davvero. Un
po’ come quando ci innamoriamo noi
(almeno una volta nella vita è capitato a chiunque) e restiamo lì, in quel
limbo terribile, senza sapere se quel sentimento che iniziamo a provare sia
giusto oppure no, se la persona che abbiamo di fronte proverà o meno le stesse
nostre sensazioni.
Attesa che però vale la pena di affrontare,
perché, nonostante le difficoltà i due inizieranno a provare qualcosa di
forte,che andrà al di là del dialogo stesso, perché a volte l’amore parla da sé,
anche senza proferire parola, aiutato da tanti piccoli eventi apparentemente
insignificanti e che invece decideranno la svolta di tutta una vita.
“Lei rispose soltanto con un sospiro e lo baciò sulla guancia, lui lo prese come un incoraggiamento, si mise seduto, si schiarì la voce e cominciò a cantare in un francese tutto suo..
Rome ne pas me décevoir ce soir, aide-moi
afin qu’elle dise oui….
Nel silenzio che seguì l’incerta
esibizione…. ….Genevieve si avvicinò e
gli diede un altro bacio, come se adesso non sapesse far altro”
Alla fine l’amore trionferà? Io posso
rivelarvi solo che le ultime pagine mi hanno tolto il fiato…
Neanche il tempo di pensarci troppo: un paltò! Un caldo, classico cappotto invernale.
Non può essere che lui il capo più indicato, in grado di ricollegarci alle due personalità totalmente differenti dei nostri protagonisti. Da un lato la raffinatezza e la classe dell’essere francese di Genevieve, algida eroina che se chiudo un attimo gli occhi per immaginarla mi viene in mente solo lei: Audrey Hepburn, vestita col famoso cappottino rosso indossato più volte in “Colazione da Tiffany”). Dall’altro la romanità semplice e pulita di Massimo (che vestirebbe ugualmente bene un bel cappotto, al pari di un degno protagonista di un film come “I Vitelloni” di Federico Fellini). Un capo comodo, rilassante, sempre in voga, caldo e piacevole ma comunque sempre ad effetto….esattamente come un buon caffè!!!
L’autore:
Diego Galdino, classe 1971, vive a Roma e, come il
protagonista del suo romanzo, ogni mattina si alza alle cinque per aprire il suo
bar in centro, dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi
della città. Non si sa quando trovi il tempo per scrivere –attività che, dopo
shakerare, è la sua vera grande passione. Con Sperling Kupfer ha pubblicato
anche il suo secondo romanzo “Mi arrivi come da un sogno”
Nessun commento:
Posta un commento