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sabato 26 marzo 2016

Recensione: "IL PRIMO CAFFE' DEL MATTINO" di Diego Galdino - Ed. Sperling & Kupfer

Titolo: IL PRIMO CAFFE’DEL MATTINO
Autrice: Diego Galdino
Casa Editrice: Sperling & Kupfer -
Pagine: 263

              

              Massimo ha poco più di trent’anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma e non si è mai innamorato davvero. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a ripetersi.
Fino  al giorno in cui una ragazza con le le lentigini, gli occhi verdi  e l’aria sperduta di una turista straniera entra improvvisamente nel bar, e Massimo rimane folgorato. Il problema è che non riesce a farsi capire in nessuna lingua, e nel giro di cinque minuti lei se ne va spazientita, lasciandolo con qualcosa di molto simile a un cuore spezzato. Ma tornerà presto, perché un segreto inconfessabile la lega proprio al bar di Massimo. Che potrà così corteggiarla con le armi che conosce meglio:caffè, cappuccini e il fascino di Roma.


Il libro inizia con un funerale: quello della Signora Maria, storica avventrice del bar Tiberi, di proprietà di Massimo, trentenne romano e protagonista di questo romanzo . Il fatto che tutto parta proprio da qua, ci svela anticipatamente l’importanza primaria dell’estinta ai fini del racconto.
Perché se il destino è scritto, il destino in questo caso, porta proprio la firma della Signora Maria su un testamento che cambierà le vite dei due protagonisti.
Al funerale si staglieranno via via tutte le figure  che ruotano intorno al Bar del protagonista, riconosciuti curiosamente non per il loro carattere, ma in base al tipo di caffè “solito” da loro consumato: ad esempio Tonino il meccanico (caffè lungo), Lino (caffè al ginseng), Rina la fioraia (caffè al vetro con bicchiere d’acqua).  Ho trovato questo metodo di presentazione dei personaggi simpaticamente efficace; ci porta a conoscerli come se in quel bar il caffè lo prendessimo ogni mattina anche noi!
Poi arriva lei, Genevieve, ragazza francese legata  misteriosamente alla  Signora Maria. Massimo, che non si è mai innamorato in vita sua, ma che nemmeno ha mai sentito tale bisogno, s’ innamora a prima vista di lei, del suo essere misteriosa, spaventata da un paese che non è il suo e totalmente inarrivabile, viste le difficoltà di dialogo.

“Successe quel mattino. Il suo arrivo non fu un fulmine a ciel sereno. Ma non si può nemmeno dire che ci sia  stato il tempo di prepararsi. Diciamo che fu come una nevicata quando la guardi con il naso all’insù: i fiocchi sembrano danzare a mezz’aria indecisi sul da farsi e riempiono il cielo come fossero sospesi, ma in realtà ti arrivano addosso velocissimi e se non ci stai attento ti sommergono e ti entrano nel colletto.”

Devo dire che all’inizio ho faticato un po’  a tenere il ritmo del libro in quanto la quasi totale mancanza di dialogo tra i due protagonisti e la conseguente suspense creata dal bisogno di vedere al più presto un risvolto positivo della vicenda, crea un fastidio non indifferente pari quasi a quella di quando una situazione del genere ci si ritrova a viverla davvero. Un po’  come quando ci innamoriamo noi (almeno una volta nella vita è capitato a chiunque) e restiamo lì, in quel limbo terribile, senza sapere se quel sentimento che iniziamo a provare sia giusto oppure no, se la persona che abbiamo di fronte proverà o meno le stesse nostre sensazioni.
Attesa che però vale la pena di affrontare, perché, nonostante le difficoltà i due inizieranno a provare qualcosa di forte,che andrà al di là del dialogo stesso, perché a volte l’amore parla da sé, anche senza proferire parola, aiutato da tanti piccoli eventi apparentemente insignificanti e che invece decideranno la svolta di tutta una vita.

“Lei rispose soltanto con un sospiro e lo baciò sulla guancia, lui lo prese come un incoraggiamento, si mise seduto, si schiarì la voce e cominciò a cantare in un francese tutto suo..
Rome ne pas me décevoir ce soir, aide-moi afin qu’elle dise oui….
Nel silenzio che seguì l’incerta esibizione….    ….Genevieve si avvicinò e gli diede un altro bacio, come se adesso non sapesse far altro”

Alla fine l’amore trionferà? Io posso rivelarvi solo che le ultime pagine mi hanno tolto il fiato…



Neanche il tempo di pensarci troppo: un paltò! Un caldo, classico cappotto invernale. Innanzitutto, perché è un capo che collega due paesi, Francia e Italia (quelli appunto dei due protagonisti) che per quanto riguarda la moda, la fanno da  padroni.
Non può  essere che lui il capo più indicato, in grado di ricollegarci alle due personalità totalmente differenti dei nostri protagonisti. Da un lato la raffinatezza e la classe dell’essere francese di Genevieve, algida eroina che se chiudo un attimo gli occhi per immaginarla mi viene in mente solo lei: Audrey Hepburn, vestita col famoso cappottino rosso indossato più volte in “Colazione da Tiffany”). Dall’altro la romanità semplice e pulita di Massimo (che vestirebbe ugualmente bene un bel cappotto, al pari di un degno protagonista  di un film come  “I Vitelloni” di Federico Fellini). Un capo comodo, rilassante, sempre in voga, caldo e piacevole ma comunque sempre ad effetto….esattamente come un buon caffè!!!

L’autore:
Diego Galdino, classe 1971, vive a Roma e, come il protagonista del suo romanzo, ogni mattina si alza alle cinque per aprire il suo bar in centro, dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città. Non si sa quando trovi il tempo per scrivere –attività che, dopo shakerare, è la sua vera grande passione. Con Sperling Kupfer ha pubblicato anche il suo secondo romanzo “Mi arrivi come da un sogno”



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