Ciao a tutti, in attesa di finire la mia recensione sul fantastico libro che vi presenterò la prossima settimana ma di cui preferisco non anticipare nulla, questa settimana spazierò su un argomento comunque a me molto caro: i libri in Braille. Perché non so se a Voi sia mai capitato di immaginare cosa potrebbe accadere se i vostri occhi non fossero più in grado di farvi fare ciò che più amate fare: guardare un tramonto, notare i particolari di un viso amato, leggere un libro dietro l’altro. Io ci ho pensato infinite volte e la risposta era sempre la stessa: non ci sarei riuscita. Ero certa che avrei potuto fare a meno di tutto, tranne che dei miei occhi. Tutto ciò finchè non ho conosciuto un’amica speciale, che ha fatto di una debolezza, l’ipovisione, una forza: lei si chiama Mari, ed oggi la intervisterò per voi.
D. Ciao Mari, scusa innanzitutto se ti ho monopolizzato
il pomeriggio, ma vorrei rispondessi a quattro domande, poi giuro che ti
lascerò andare. Ci racconti come sei diventata ipovedente?
R. Così, di punto in bianco. Inizialmente
mi si è offuscata la vista. Sono andata
al Pronto Soccorso dove mi è stata diagnosticata una congiuntivite, poi col
passare delle settimane è peggiorato. Da lì la diagnosi: “retinopatia diabetica
proliferante”. Il visus attuale è di 1/20 nell’occhio destro e solo la
percezione della luce in quello sinistro. Praticamente ci vedo benissimo!!
(Dice sorridendo)
D. Se volessi leggere un libro?
R. Al momento riesco ancora a leggere col
videoingranditore o un software di
ingrandimento che mi consente di zoomare al massimo.
R. Esistono varie tecniche per la scrittura in Braille.
Quelle che hanno presentato a me sono la macchina dattilobraille, che consente
di scrivere come fate voi normalmente “da sinistra verso destra” oppure la
classica tavola rigata fornita di un righello forato con tanti piccoli
rettangoli e un punteruolo che consente di scrivere attraverso i rettangolini
imprimendo nel foglio (ovviamente di carta più spessa di quella normale) le
lettere. In questo secondo caso si scrive da destra verso sinistra in modo che
quando si toglie il foglio dalla tavola, girandolo si possa leggere da sinistra
verso destra. In ogni rettangolino del
righello esistono 64 combinazioni tra lettere, numeri e punteggiatura.
D. Quando hai imparato a leggere “normalmente” eri
molto piccola, non tutti lo ricordano (io per esempio ho un vago ricordo del
primo libro letto, che avevo preso in prestito dalla libreria della scuola e
che s’intitolava “Non, l’asinella senza pari” ma che non ho mai dimenticato) ma
pensandoci un po’,visto che utilizzi entrambi i metodi di scrittura, quello in
Braille è più difficile?
R. In realtà stai reimparando a leggere e scrivere in
un modo nuovo. È come imparare una nuova lingua, usando però il tatto. Alla
fine diventa una cosa naturale.
D. Grazie per la tua disponibilità Mari, l’intervista è
finita.
R. Grazie a voi, un saluto a tutti i vostri lettori.
Detto ciò si alza con la disinvoltura di chi, anche senza
bisogno della vista si sente perfettamente a suo agio in giro per il mondo,
alla faccia mia, che mi sento continuamente disorientata anche con 10/10, e
solo in questo momento mi viene in mente la famosa frase del Piccolo Principe:
“L’essenziale è invisibile agli occhi..”
Da oggi mi impegnerò anch'io….a guardare col cuore.
Buona Serata a Voi….
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